fuoridalpalazzo

20 novembre 2005

Maledetto quel sacchetto

Non ci vorrebbe niente a mettere i fondi del caffè da una parte e le lattine di alluminio dall'altra, le bucce d'arancia di qua e la carta di là, non ci vorrebbe niente insomma a fare la raccolta differenziata dei rifiuti se non fosse per il sacchetto, quel maledetto sacchetto che tutti conosciamo e che a tutti - almeno una volta - è rimasto in mano mentre qualche etto di scorze umide e puzzolenti cadeva sul tappeto oppure sul giroscale o ancora - peggio - fuori dal palazzo, sul marciapiede, quando il bidone dell'immondizia era ancora lontano e una signora osservava la scena con la faccia di chi pensa: "Non vorrà mica lasciare tutto lì per terra, vero?".
Non è uno sfogo personale, la pensa così il 30 per cento delle persone intervistate da Trentino Servizi che avendo la possibilità di lamentarsi (al telefono) se l'è presa con quell'orrendo, viscido sacchetto. E dire che nonostante le apparenze si tratta di un oggetto di grande tecnologia e dal costo molto elevato: 3 centesimi l'uno, mentre una volgare e inquinante borsa di plastica, grande uguale, costerebbe venti volte meno e durerebbe (questo è il problema) infinitamente di più.
Quelli della Novamont possiedono il brevetto per la produzione del materiale (lo chiamano mater-bi, si tratta di una pellicola ricavata dagli scarti di lavorazione del mais) e sul loro sito internet si vantano di aver realizzato un sogno.
Sì, perché quel materiale bianco (talvolta verdino, dipende dalle partite di produzione) se lasciato all'aperto si dissolve, insomma è biodegradabile. Il problema è che comincia a biodegradarsi già quando è nel bidone sotto il lavandino di casa. Basta qualche verdura per creare un po' di umidità, il sacchetto si bagna e comincia a funzionare... facendosi da parte. Quando è pieno noi lo solleviamo con fiducia e - trac - lui disperde i rifiuti nell'ambiente.
Se va bene, comincia a gocciolare. Anche da nuovo. Provate a riempirli d'acqua nel lavandino e vedrete che molti sono bucati già quando ve li consegnano. C'è chi per star tranquillo ne mette due, chi scende in strada con il bidone intero, chi utilizza solo quelli bianchi e guarda con sospetto i verdini, chi invece fa il contrario. Ognuno si difende come può. L'ingegnere della Trentino Servizi - che li sperimenta in prima persona a casa sua, come noi tutti - giura che di quei sacchetti non ne ha rotto mai uno e diffonde un consiglio: "Teneteli al buio, lontani dalla luce del sole, così durano di più".
Anche quelli della società dei rifiuti, se potessero, farebbero volentieri a meno di quei sacchetti e risparmierebbero qualcosa come 240 mila euro l'anno (otto milioni di pezzi) ma senza le umide borsine le nostre città sarebbero più sporche e puzzolenti. Comunque ci stanno lavorando e presto potrebbero dirci di buttare i rifiuti sparsi nel bidone, tanto poi passerà un camion con il lavaggio incorporato.
Chi non odia il sacchetto detesta almeno la cordina, quello spaghetto di cotone che dovrebbe servire da chiusura: uno lo prende alle estremità, fa il nodino con le dita e poi - ovviamente - tira. Ma a tirare quello si sfilaccia, inconsistente, perché anche lui è biodegradabile, pronto a dissolversi. Appena lo tocchi lui fa il suo dovere, si distrugge, obbediente al punto da farsi detestare.
Ho chiamato quelli della Trentino Servizi e mi hanno detto che mi capiscono, ma di tenere duro, è per il bene della terra. Già che c'ero mi sono levato un dubbio e gli ho raccontato quella storia che il mio vicino usa come alibi per non differenziare. Dice che dividere i rifiuti fra i bidoni non serve a niente perché tanto poi i camion filano tutti assieme in discarica. Lui lo sa: gliel'ha detto un suo cugino che conosce uno che lavora per la Trentino Servizi.
Anzi, in realtà sua moglie conosce la moglie di quel tale che guida proprio i camion, una fonte diretta insomma. L'ingegnere della società, quando gli ho raccontato la storiella, si è messo a ridere: "Sarà la centesima volta che la sento...". E allora? "Allora se le viene il dubbio faccia così: si presenti nella nostra sede di Lung'Adige San Nicolò durante la settimana, diciamo verso mezzogiorno e guardi quei camion che scaricano l'organico in una buca. Poi vedrà che quella roba viene caricata sui cassoni da trenta metri cubi e la portano via". E quando andrò lì vedrò che non si tratta di vetro, carta, metallo ma solo materia organica? "Mi creda, se durante la sua ispezione il vento tira dalla parte giusta lei non avrà più dubbi".

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