Quelle spese indigeste
Attenzione a quell'uomo: appena lo farete entrare in casa dovrete pagargli 40 euro o forse più. Pensateci bene, quindi, quando aprirete la porta, magari offrendogli un caffè per essere gentili, perché quando se ne andrà, comunque sia finita, voi avrete 40 euro in meno e lui altrettanti in più: ve la siete voluta. Tutto comincia quando la vostra lavastoviglie - mettiamo marca X - si blocca all'improvviso con i piatti ancora sporchi. Allora decidete di fare le cose per bene, aprite le pagine gialle cercando il centro assistenza della X, chiamate e fissate un appuntamento con la signorina che non ritiene necessario avvisarvi di quei 40 euro. Poi arriva il ragazzo con il furgoncino, entra in casa, apre lo sportello della lavastoviglie X, svita una manopola, solleva un coperchio di plastica infila un dito in quei meandri e dice: "Ahi Ahi Ahi". Come scusi? "Ahi Ahi Ahi". Può tradurre per favore? "Qui si è bloccato il motore". E quindi? "Bisogna cambiarlo, guarda caso ne ho uno giù nel furgone". A questo punto voi siete spiazzati: non vi ricordate più quanto costava la vostra lavastoviglie acquistata dieci anni fa, non avete la minima idea di quanto costi un modello nuovo, i 200 euro che quel ragazzo di poche parole vi chiede per la riparazione vi suggeriscono una pausa di riflessione durante la quale laverete le scodelle a mano come un tempo, mormorate che volete pensarci su un po' ma lui vi incalza: "Come vuole, intanto fanno quaranta euro". Soldi che non vi saranno restituiti nemmeno se accettate la riparazione, in quel caso vi faranno un piccolo sconto. Nessuno pensa che il ragazzo con il furgone (e soprattutto l'azienda che lo manda in giro per le case) venga a domicilio gratis, ma uno si immagina un conto di 10, 20 euro al massimo, mentre quei 40 euro (77.450 lire) fanno un po' impressione.
Fanno impressione anche i cinquanta euro che vi chiede l'uomo delle caldaie quando viene a farvi l'ispezione periodica mettendovi quel timbro previsto dalla legge. Entra in casa con la borsa a tracolla, vi segue fino alla caldaietta a gas, attacca un paio di tubicini, legge una fila di numeri sul suo strumento, risponde al cellulare e prende un appuntamento con la sua ragazza, compila un modulo e infine vi presenta il conto. Quando se ne va dice orgoglioso: "Queste caldaie sono perfette, non c'è mai bisogno di farci niente". Niente. Quindi la rata annuale di cinquanta euro la dovete pagare per nulla: saperlo è una gran soddisfazione.
Un altro esempio è la revisione dell'auto o della moto: siete dei fanatici del vostro mezzo meccanico, lo portate in officina ogni 15 mila chilometri, se sentite un rumorino correte dal meccanico ma comunque ogni due anni dovete sottoporvi alla revisione: dieci minuti e quaranta euro.
Ma queste sono briciole, piccoli esempi di soldi che non vorreste spendere ma non potete farne a meno, incidenti minimi nel bilancio familiare, nulla a confronto con quel campione assoluto delle spese incomprensibili (ingiustificate, irragionevoli) che è il notaio. Sì, quel signore che non vedrete mai (forse per un secondo appena mentre firma) sempre coperto dall'esercito di segretarie e impiegati di cui si avvale. Un giorno - dovendo acquistare un posto auto in un cortile - ho osato pronunciare quella parola proibita in uno studio notarile: preventivo. La signorina (carina) ha sollevato il viso dalla scrivania e mi ha guardato come si guarda un cafone che vuole pagare il conto con due galline in una mano e un mazzo di verdure nell'altra. "Sì, voglio un preventivo" ho confermato, sentendomi un rompiscatole. Ma signore - mi ha spiegato - non è certo in base ai soldi che si sceglie un notaio, quel che conta è la fiducia. Certo - ho replicato - ma io ho tanta fiducia nei notai, in tutti i notai, che per me uno vale l'altro e non avendone visto in faccia mai nessuno (vedo solo le segretarie che mi dicono di firmare qui e lì, poi arriva lui, cerco il suo sguardo fiducioso ma quello è già sparito) sceglierò quello che mi farà pagare meno. "Come vuole signore" ha detto. E ha scritto su un foglietto una cifra che - fra tasse e onorari - era impronunciabile. Quella stessa cifra, poco più o poco meno, l'hanno scritta sui foglietti (nessuno voleva pronunciarla?) le segretarie di quei pochi studi notarili che hanno accettato, storcendo il naso, di farmi un preventivo. Era una buona parte del prezzo di quel posto macchina che è sempre libero sotto casa mia: lo vedo dalla finestra, c'è ancora il cartello rosso con la scritta "vendesi", ormai un po' sbiadita.
Fanno impressione anche i cinquanta euro che vi chiede l'uomo delle caldaie quando viene a farvi l'ispezione periodica mettendovi quel timbro previsto dalla legge. Entra in casa con la borsa a tracolla, vi segue fino alla caldaietta a gas, attacca un paio di tubicini, legge una fila di numeri sul suo strumento, risponde al cellulare e prende un appuntamento con la sua ragazza, compila un modulo e infine vi presenta il conto. Quando se ne va dice orgoglioso: "Queste caldaie sono perfette, non c'è mai bisogno di farci niente". Niente. Quindi la rata annuale di cinquanta euro la dovete pagare per nulla: saperlo è una gran soddisfazione.
Un altro esempio è la revisione dell'auto o della moto: siete dei fanatici del vostro mezzo meccanico, lo portate in officina ogni 15 mila chilometri, se sentite un rumorino correte dal meccanico ma comunque ogni due anni dovete sottoporvi alla revisione: dieci minuti e quaranta euro.
Ma queste sono briciole, piccoli esempi di soldi che non vorreste spendere ma non potete farne a meno, incidenti minimi nel bilancio familiare, nulla a confronto con quel campione assoluto delle spese incomprensibili (ingiustificate, irragionevoli) che è il notaio. Sì, quel signore che non vedrete mai (forse per un secondo appena mentre firma) sempre coperto dall'esercito di segretarie e impiegati di cui si avvale. Un giorno - dovendo acquistare un posto auto in un cortile - ho osato pronunciare quella parola proibita in uno studio notarile: preventivo. La signorina (carina) ha sollevato il viso dalla scrivania e mi ha guardato come si guarda un cafone che vuole pagare il conto con due galline in una mano e un mazzo di verdure nell'altra. "Sì, voglio un preventivo" ho confermato, sentendomi un rompiscatole. Ma signore - mi ha spiegato - non è certo in base ai soldi che si sceglie un notaio, quel che conta è la fiducia. Certo - ho replicato - ma io ho tanta fiducia nei notai, in tutti i notai, che per me uno vale l'altro e non avendone visto in faccia mai nessuno (vedo solo le segretarie che mi dicono di firmare qui e lì, poi arriva lui, cerco il suo sguardo fiducioso ma quello è già sparito) sceglierò quello che mi farà pagare meno. "Come vuole signore" ha detto. E ha scritto su un foglietto una cifra che - fra tasse e onorari - era impronunciabile. Quella stessa cifra, poco più o poco meno, l'hanno scritta sui foglietti (nessuno voleva pronunciarla?) le segretarie di quei pochi studi notarili che hanno accettato, storcendo il naso, di farmi un preventivo. Era una buona parte del prezzo di quel posto macchina che è sempre libero sotto casa mia: lo vedo dalla finestra, c'è ancora il cartello rosso con la scritta "vendesi", ormai un po' sbiadita.
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