La rivincita della Skoda
Quella Skoda Superb con i sedili in pelle nera stava lì in piazza Italia, in coda ad una fila di auto blu, tanto che ho chiesto a un tipo che sembrava saperla lunga: "Che succede?". Questo ha alzato le spalle e ha indicato il teatro Sociale dove - ho scoperto - c'era il presidente della Repubblica Ceca per ricevere il titolo di professore onorario. "Forte - ho pensato - un presidente con la Skoda" e sono entrato nel teatro per guardare il volto di quell'uomo che dopo tanti anni speravo fosse l'ambasciatore della mia vendetta.
Tutto cominciò negli anni Settanta con una Skoda 105 rossa che in Italia era una vera rarità. Non era facile - in quell'epoca - essere proprietario di una Skoda: c'era una concessionaria in via Maccani dove ora c'è il Poli, vendevano auto svedesi e all'occorrenza cecoslovacche, ma i meccanici a chi gli chiedeva una di quelle facevano facce come dire "che idea assurda", poi chiudevano l'officina e tornavano a casa con la Fiat 127 o l'Alfasud.
Non era facile avere una Skoda negli anni Settanta, soprattutto se eri un bambino che andava a scuola e i compagni di classe avevano auto "normali" o magari la Mercedes, come il padre di A. che era sempre in prima fila alla fine delle lezioni. Io e mio fratello, invece, al ritorno dalle gite speravamo sempre che ci venissero a prendere a piedi lasciando l'auto dietro l'angolo. Peggio della nostra c'è stata solo la Fiat Duna, solo che in quegli anni non l'avevano ancora progettata.
Pensando alla vecchia Skoda rossa - che durò dieci anni lunghi e terribili - pensando all'auto dei miei incubi guardavo il presidente Vaclav Klaus che teneva una lezione in italiano (provateci voi in slovacco) ammirato dai trentini. Quell'uomo riverito e rispettato tra poco sarebbe salito sulla Skoda Superb con targa diplomatica e avrebbe messo in fila tutte le altre auto blu per le vie della città.
"Ah, che soddisfazione" pensavo. E mi è venuto il dubbio: vuoi vedere che forse avevamo ragione noi? vuoi vedere che eravamo più avanti degli altri con la nostra auto dell'Est che quando non arrivavano i ricambi accettava anche il filtro dei trattori? Chissà. Così nel buio del teatro ho atteso che il presidente terminasse il suo discorso, che rispondesse alle domande dei colleghi giornalisti, che spiegasse il suo "euro realismo" alle telecamere delle televisioni, quindi l'ho visto sparire dietro le quinte e poi spuntare giù in strada dove già lo attendevano tutti gli autisti con le giacche e gli occhiali scuri.
Ho visto Vaclav Klaus puntare sicuro verso il corteo di auto dove c'era la sua Skoda: ecco un uomo che tiene alta la bandiera del suo paese, non come il nostro Dellai che viaggia con quell'Audi A8 che sprizza orgoglio tedesco, non come Durnwalder che ha scelto una Mercedes ma almeno ha l'alibi di chiamarsi Luis e di parlare la lingua degli operai di Stoccarda. Vaclav Klaus invece no - pensavo e lo guardavo - lui viaggia con una vettura nazionale anche se si chiama Skoda e l'aggettivo Superb fa un po' ridere, perché quello è il suo paese e lui è il presidente.
L'ho visto arrivare con l'ambasciatore e dirigersi senza esitazione verso la fila di auto finché è accaduto un fatto strano: perché nessuno lo ferma? perché non lo avvertono che sta sbagliando? perché nessuno si sorprende? Niente. La scena è proseguita davanti ai miei occhi stupefatti: Vaclav Klaus ha aperto la portiera e si è accomodato sui sedili in pelle di una gigantesca Bmw 735 grigia che non avevo visto prima, anche quella con targa diplomatica, lasciando che gli assistenti dell'ambasciata salissero sulla superba Skoda già carica di bagagli.
L'incubo continua, la vendetta è rimandata, per fortuna nel frattempo mi sono comprato una Fiat Punto.
Tutto cominciò negli anni Settanta con una Skoda 105 rossa che in Italia era una vera rarità. Non era facile - in quell'epoca - essere proprietario di una Skoda: c'era una concessionaria in via Maccani dove ora c'è il Poli, vendevano auto svedesi e all'occorrenza cecoslovacche, ma i meccanici a chi gli chiedeva una di quelle facevano facce come dire "che idea assurda", poi chiudevano l'officina e tornavano a casa con la Fiat 127 o l'Alfasud.
Non era facile avere una Skoda negli anni Settanta, soprattutto se eri un bambino che andava a scuola e i compagni di classe avevano auto "normali" o magari la Mercedes, come il padre di A. che era sempre in prima fila alla fine delle lezioni. Io e mio fratello, invece, al ritorno dalle gite speravamo sempre che ci venissero a prendere a piedi lasciando l'auto dietro l'angolo. Peggio della nostra c'è stata solo la Fiat Duna, solo che in quegli anni non l'avevano ancora progettata.
Pensando alla vecchia Skoda rossa - che durò dieci anni lunghi e terribili - pensando all'auto dei miei incubi guardavo il presidente Vaclav Klaus che teneva una lezione in italiano (provateci voi in slovacco) ammirato dai trentini. Quell'uomo riverito e rispettato tra poco sarebbe salito sulla Skoda Superb con targa diplomatica e avrebbe messo in fila tutte le altre auto blu per le vie della città.
"Ah, che soddisfazione" pensavo. E mi è venuto il dubbio: vuoi vedere che forse avevamo ragione noi? vuoi vedere che eravamo più avanti degli altri con la nostra auto dell'Est che quando non arrivavano i ricambi accettava anche il filtro dei trattori? Chissà. Così nel buio del teatro ho atteso che il presidente terminasse il suo discorso, che rispondesse alle domande dei colleghi giornalisti, che spiegasse il suo "euro realismo" alle telecamere delle televisioni, quindi l'ho visto sparire dietro le quinte e poi spuntare giù in strada dove già lo attendevano tutti gli autisti con le giacche e gli occhiali scuri.
Ho visto Vaclav Klaus puntare sicuro verso il corteo di auto dove c'era la sua Skoda: ecco un uomo che tiene alta la bandiera del suo paese, non come il nostro Dellai che viaggia con quell'Audi A8 che sprizza orgoglio tedesco, non come Durnwalder che ha scelto una Mercedes ma almeno ha l'alibi di chiamarsi Luis e di parlare la lingua degli operai di Stoccarda. Vaclav Klaus invece no - pensavo e lo guardavo - lui viaggia con una vettura nazionale anche se si chiama Skoda e l'aggettivo Superb fa un po' ridere, perché quello è il suo paese e lui è il presidente.
L'ho visto arrivare con l'ambasciatore e dirigersi senza esitazione verso la fila di auto finché è accaduto un fatto strano: perché nessuno lo ferma? perché non lo avvertono che sta sbagliando? perché nessuno si sorprende? Niente. La scena è proseguita davanti ai miei occhi stupefatti: Vaclav Klaus ha aperto la portiera e si è accomodato sui sedili in pelle di una gigantesca Bmw 735 grigia che non avevo visto prima, anche quella con targa diplomatica, lasciando che gli assistenti dell'ambasciata salissero sulla superba Skoda già carica di bagagli.
L'incubo continua, la vendetta è rimandata, per fortuna nel frattempo mi sono comprato una Fiat Punto.
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1 Comments:
Eri avanti...le Skoda a motore posteriore erano le migliori auto al mondo ;-)
By Anonimo, at 7/3/10 21:19
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