La bella addormentata
Martedì mattina alle otto e trenta ero sul palco del teatro di Mezzolombardo a parlare di scuola, voto in condotta e tagli alla ricerca con tre professori e i ragazzi dell'istituto superiore Martino Martini. Davanti a me - lo giuro - una ragazza dormiva seduta in prima fila. Sarebbe stata carina se non avesse avuto la testa riversa all'indietro sullo schienale e la bocca semi aperta, in quella posa tipica di chi ronfa beatamente.
Con un colpo di gomito ho indicato la bella addormentata al professore che avevo accanto ma non ha battuto ciglio. Anzi me ne ha fatto notare un altro che dormiva un po' più in là. Ho pensato: poveri prof, innocenti o correi che siano, devono essersi abituati a questi ragazzi così stanchi e annoiati. Ma subito mi è venuto in mente un episodio di almeno quindici anni fa quando in una grande casa di Dimaro, affittata per l'occasione, venne Nando Dalla Chiesa a parlare di politica, invitato dalla Rete. Arrivò nel pomeriggio da Milano e prese posto in una sala affollata di ragazzi che avevano trascorso la nottata a far baldoria.
Ce n'era uno in prima fila che aveva fatto inutilmente le ore piccole, senza vantare grandi conquiste, e stava lì davanti non per diligenza ma perché i posti dietro, più coperti, glieli avevano soffiati tutti gli altri.
Solo, davanti a Nando Dalla Chiesa che parlava di legalità e politica pulita, quel giovanotto lottava disperatamente per non dormirgli in faccia, mordendosi le labbra fino a farle sanguinare, cambiando posizione di frequente, cercando di tenere dritto il capo che gli ricadeva di continuo avanti, indietro, a destra e a sinistra. Alla fine, fingendo vigliaccamente di concentrarsi al massimo, si arrese al sonno e decise di chiudere gli occhi un secondo (uno soltanto!), appena il tempo di riprendere le energie e arrivare salvo al termine della lezione. Chissà quanto durò. Terrorizzato riaprì gli occhi con un sussulto, risollevando il mento che si era appoggiato sul petto. Poteva essere stato il sonno di un minuto oppure di un'ora, chi lo sa, ma si svegliò giusto in tempo per vedere Nando Dalla Chiesa che, parlando, lo fissava sorridendo sotto i baffi (che all'epoca portava).
Essendo io quel tale addormentato non ho mai smesso di chiedermi se Nando Dalla Chiesa si fosse accorto del discepolo dormiente e - in quel caso - che cosa ne pensasse. Insomma, che effetto fa parlare a un pubblico che sonnecchia? Ora, dopo quel giorno a Mezzolombardo, lo so. Non è la rabbia di chi si alza (per una volta) alle sette del mattino e confida di trovare un po' di attenzione (la merce più preziosa in un'epoca di grandi distrazioni). Non è nemmeno l'umiliazione di parlare al vento, poiché so benissimo che noi grandi (nel senso di adulti) amiamo parlarci addosso solo per dimostrare quante cose sappiamo (e spesso tutti presi a straparlare diamo prova di quante cose NON sappiamo).
No, di fronte alla bella addormentata ho provato incredulità, perché resto convinto che per i giovani d'oggi - tra lavoro precario, blocchi del turn over, tagli alla scuola, crisi economica - non ci sia da dormire sonni tranquilli. Ma, confesso, di fronte a quella ragazza di 17 anni - che sono pur sempre venti (!) meno dei miei - ho provato anche un po' di invidia perché sonnecchiava beata, senza sensi di colpa, più di quanto mi riuscì di fare allora. Chissà che in tempi cupi non abbia ragione lei.
POST SCRIPTUM riservato agli studenti dell'istituto Martino Martini che quel giorno erano presenti in sala e ai loro professori, compreso quello con cui ho litigato (privatamente) perché sosteneva, senza prove, che noi giornalisti siamo faziosi e lo facciamo apposta. Mi scuso se di voi tutti ne ho citata una soltanto ma - come ci siamo detti quel mattino, ricordate? - l'informazione ha le sue regole e di 600 ragazzi svegli e battaglieri fa notizia solo quella che dorme.
Con un colpo di gomito ho indicato la bella addormentata al professore che avevo accanto ma non ha battuto ciglio. Anzi me ne ha fatto notare un altro che dormiva un po' più in là. Ho pensato: poveri prof, innocenti o correi che siano, devono essersi abituati a questi ragazzi così stanchi e annoiati. Ma subito mi è venuto in mente un episodio di almeno quindici anni fa quando in una grande casa di Dimaro, affittata per l'occasione, venne Nando Dalla Chiesa a parlare di politica, invitato dalla Rete. Arrivò nel pomeriggio da Milano e prese posto in una sala affollata di ragazzi che avevano trascorso la nottata a far baldoria.
Ce n'era uno in prima fila che aveva fatto inutilmente le ore piccole, senza vantare grandi conquiste, e stava lì davanti non per diligenza ma perché i posti dietro, più coperti, glieli avevano soffiati tutti gli altri.
Solo, davanti a Nando Dalla Chiesa che parlava di legalità e politica pulita, quel giovanotto lottava disperatamente per non dormirgli in faccia, mordendosi le labbra fino a farle sanguinare, cambiando posizione di frequente, cercando di tenere dritto il capo che gli ricadeva di continuo avanti, indietro, a destra e a sinistra. Alla fine, fingendo vigliaccamente di concentrarsi al massimo, si arrese al sonno e decise di chiudere gli occhi un secondo (uno soltanto!), appena il tempo di riprendere le energie e arrivare salvo al termine della lezione. Chissà quanto durò. Terrorizzato riaprì gli occhi con un sussulto, risollevando il mento che si era appoggiato sul petto. Poteva essere stato il sonno di un minuto oppure di un'ora, chi lo sa, ma si svegliò giusto in tempo per vedere Nando Dalla Chiesa che, parlando, lo fissava sorridendo sotto i baffi (che all'epoca portava).
Essendo io quel tale addormentato non ho mai smesso di chiedermi se Nando Dalla Chiesa si fosse accorto del discepolo dormiente e - in quel caso - che cosa ne pensasse. Insomma, che effetto fa parlare a un pubblico che sonnecchia? Ora, dopo quel giorno a Mezzolombardo, lo so. Non è la rabbia di chi si alza (per una volta) alle sette del mattino e confida di trovare un po' di attenzione (la merce più preziosa in un'epoca di grandi distrazioni). Non è nemmeno l'umiliazione di parlare al vento, poiché so benissimo che noi grandi (nel senso di adulti) amiamo parlarci addosso solo per dimostrare quante cose sappiamo (e spesso tutti presi a straparlare diamo prova di quante cose NON sappiamo).
No, di fronte alla bella addormentata ho provato incredulità, perché resto convinto che per i giovani d'oggi - tra lavoro precario, blocchi del turn over, tagli alla scuola, crisi economica - non ci sia da dormire sonni tranquilli. Ma, confesso, di fronte a quella ragazza di 17 anni - che sono pur sempre venti (!) meno dei miei - ho provato anche un po' di invidia perché sonnecchiava beata, senza sensi di colpa, più di quanto mi riuscì di fare allora. Chissà che in tempi cupi non abbia ragione lei.
POST SCRIPTUM riservato agli studenti dell'istituto Martino Martini che quel giorno erano presenti in sala e ai loro professori, compreso quello con cui ho litigato (privatamente) perché sosteneva, senza prove, che noi giornalisti siamo faziosi e lo facciamo apposta. Mi scuso se di voi tutti ne ho citata una soltanto ma - come ci siamo detti quel mattino, ricordate? - l'informazione ha le sue regole e di 600 ragazzi svegli e battaglieri fa notizia solo quella che dorme.
1 Comments:
come si dice: fa più rumore un albero che cade di mille piantine che crescono....
in realtà, con le ultime righe del post, ansel, hai dato risalto a chi ti ha ascoltato, e a me rimane in testa che 599 persone erano sveglie, a sentire ciò che dicevi...
ma forse il mio "vizio" di vedere il bicchiere sempre mezzo pieno in qualche modo gioca a tuo favore!
:)
By clodita RM, at 4/12/08 10:12
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