In bicicletta alla tedesca
Ho visto un volto triste nel piazzale dell'asilo in mezzo ai bimbi sorridenti. Era quello di mio figlio. A guardare bene, sulla guancia c’era anche il solco umido scavato da una lacrima tanto che - temendo il peggio - gli ho chiesto: che succede? Piangeva perché la sua bicicletta aveva le rotelle, non come quelle dei suoi “amici grandi” con cui ama accompagnarsi, testardo, anche se lo prendono sempre in giro. Ha alzato gli occhi pieni di speranza e mi ha chiesto: «Papo, me le togli?».
Tutti noi ricordiamo il momento magico in cui ci siamo scoperti a pedalare su una bicicletta con due ruote sole (mica un triciclo!), confidando che dietro ci fosse il papà a tenerci in sella. E invece papà era rimasto venti metri indietro ad osservarci mentre (da soli!) restavamo chissà come in equilibro. Sembrava di volare. Ma non ero sicuro fosse già ora di togliere le rotelle a un bimbo che non ha ancora compiuto quattro anni, solo per imitare gli “amici grandi” che l’avrebbero preso in giro ugualmente guardandogli le ginocchia e i gomiti sbucciati.
Così mi sono documentato - a modo mio - collegandomi a internet e guardando i video su YouTube con i papà (perché questo è un lavoro da uomini) che insegnano ai figli ad andare in bicicletta, nell’inesauribile filone dei filmati dedicati a spiegare “come si fa” qualcosa. E’ in questo modo, ad esempio, che ho imparato a smontare e rimontare un cellulare, senza perdere i pezzi, per asciugarlo con il phon dopo una caduta in acqua (tutta fatica inutile).
Ho scoperto così che ci sono due modi per imparare ad andare in bicicletta: il primo (che chiameremo “tradizionale”) consiste nel togliere le rotelle e assistere il ciclista in erba tenendolo per la sella mentre cerca l’equilibro sbilanciandosi a destra e sinistra prima di finire a terra senza capire perché; il secondo (che chiameremo “alla tedesca”) prevede l’uso di una bicicletta senza pedali, senza rotelle e senza freni, insomma una specie di cavallo su cui il bambino sale in groppa e si muove spingendosi con i piedi, usando le suole delle scarpe come se fossero dei freni.
Dopo un’attenta analisi dei video gli ho chiesto: sei sicuro? Lui ha risposto: facciamo una prova, papo! Allora abbiamo sperimentato il metodo tradizionale sul duro asfalto della piazza di Piedicastello e abbiamo deciso all’unanimità di adottare il metodo tedesco.
Per fare bene bisognerebbe acquistare una di quelle biciclette in legno o in alluminio che spopolano al di là delle Alpi. Ne avevo vista una la primavera scorsa nella hall di un albergo svizzero quando subito avevo pensato: senza pedali, che sfigati! Un anno dopo mi devo ricredere: adotteremo il metodo “alla tedesca” anche se - da veri italiani - non compreremo una bicicletta apposita, ma toglieremo i pedali a quella rossa che abbiamo acquistato l’anno scorso. Tranquilli, non è una mia idea: l’ho visto fare su YouTube.
Basta con queste rotelle che ci aiutano un po’ troppo a stare in sella senza allenarci alle difficoltà della vita. Cercheremo l’equilibrio bilanciandoci sulle gambe, senza ausili meccanici, come i bambini tedeschi che infatti corrono in bicicletta (mica pedalano, loro) già a 24 mesi su quelle due ruote che sembrano quelle del bis-bisnonno e ci dimostrano che a volte a fare un passo indietro nella scala della modernità ci si può scoprire più avanti. E poi ci toccherà una nuova sfida perché nel frattempo chissà che cosa si saranno inventati quei diavoli dei bambini grandi per prendere in giro i piccoli che li guardano ammirati.
Così se vedrete un padre inseguire un figlio che scappa via correndo in sella ad una bici senza pedali (ma finalmente senza rotelle!) quelli siamo noi. Non prendeteci in giro: la bici rossa non è scassata, l’abbiamo mutilata apposta. E’ chiaro? Pensate invece che - succeda quel che succeda - ci saranno sempre i bambini che hanno una voglia matta di diventare grandi. Nessuno riuscirà a fermarli.
P.S. ecco qui un video con le biciclette "like a bike" giusto per capire di cosa stiamo parlando.
Tutti noi ricordiamo il momento magico in cui ci siamo scoperti a pedalare su una bicicletta con due ruote sole (mica un triciclo!), confidando che dietro ci fosse il papà a tenerci in sella. E invece papà era rimasto venti metri indietro ad osservarci mentre (da soli!) restavamo chissà come in equilibro. Sembrava di volare. Ma non ero sicuro fosse già ora di togliere le rotelle a un bimbo che non ha ancora compiuto quattro anni, solo per imitare gli “amici grandi” che l’avrebbero preso in giro ugualmente guardandogli le ginocchia e i gomiti sbucciati.
Così mi sono documentato - a modo mio - collegandomi a internet e guardando i video su YouTube con i papà (perché questo è un lavoro da uomini) che insegnano ai figli ad andare in bicicletta, nell’inesauribile filone dei filmati dedicati a spiegare “come si fa” qualcosa. E’ in questo modo, ad esempio, che ho imparato a smontare e rimontare un cellulare, senza perdere i pezzi, per asciugarlo con il phon dopo una caduta in acqua (tutta fatica inutile).
Ho scoperto così che ci sono due modi per imparare ad andare in bicicletta: il primo (che chiameremo “tradizionale”) consiste nel togliere le rotelle e assistere il ciclista in erba tenendolo per la sella mentre cerca l’equilibro sbilanciandosi a destra e sinistra prima di finire a terra senza capire perché; il secondo (che chiameremo “alla tedesca”) prevede l’uso di una bicicletta senza pedali, senza rotelle e senza freni, insomma una specie di cavallo su cui il bambino sale in groppa e si muove spingendosi con i piedi, usando le suole delle scarpe come se fossero dei freni.
Dopo un’attenta analisi dei video gli ho chiesto: sei sicuro? Lui ha risposto: facciamo una prova, papo! Allora abbiamo sperimentato il metodo tradizionale sul duro asfalto della piazza di Piedicastello e abbiamo deciso all’unanimità di adottare il metodo tedesco.
Per fare bene bisognerebbe acquistare una di quelle biciclette in legno o in alluminio che spopolano al di là delle Alpi. Ne avevo vista una la primavera scorsa nella hall di un albergo svizzero quando subito avevo pensato: senza pedali, che sfigati! Un anno dopo mi devo ricredere: adotteremo il metodo “alla tedesca” anche se - da veri italiani - non compreremo una bicicletta apposita, ma toglieremo i pedali a quella rossa che abbiamo acquistato l’anno scorso. Tranquilli, non è una mia idea: l’ho visto fare su YouTube.
Basta con queste rotelle che ci aiutano un po’ troppo a stare in sella senza allenarci alle difficoltà della vita. Cercheremo l’equilibrio bilanciandoci sulle gambe, senza ausili meccanici, come i bambini tedeschi che infatti corrono in bicicletta (mica pedalano, loro) già a 24 mesi su quelle due ruote che sembrano quelle del bis-bisnonno e ci dimostrano che a volte a fare un passo indietro nella scala della modernità ci si può scoprire più avanti. E poi ci toccherà una nuova sfida perché nel frattempo chissà che cosa si saranno inventati quei diavoli dei bambini grandi per prendere in giro i piccoli che li guardano ammirati.
Così se vedrete un padre inseguire un figlio che scappa via correndo in sella ad una bici senza pedali (ma finalmente senza rotelle!) quelli siamo noi. Non prendeteci in giro: la bici rossa non è scassata, l’abbiamo mutilata apposta. E’ chiaro? Pensate invece che - succeda quel che succeda - ci saranno sempre i bambini che hanno una voglia matta di diventare grandi. Nessuno riuscirà a fermarli.
P.S. ecco qui un video con le biciclette "like a bike" giusto per capire di cosa stiamo parlando.
4 Comments:
mah... auguri... Mio figlio da quando ha due anni ha una Like a Bike, ora ha quasi cinque anni e continua a usare la bicicletta con le rotelle e la Like a Bike, indifferentemente!
Tienici aggiornati!
By Anonimo, at 7/4/09 12:20
Triste aggiornamento.... ora il piccolo play boy non va più in bicicletta e chiede sommessamente che gli vengano rimesse le rotelle......... lo faro'
By ansel, at 14/4/09 09:41
sotto la tua redazione c'è un negozio con una like a bike in prima fila, non avendo bambino stavo pensando comunque di comprarla per me, troppo giusta!!!!!
By brother, at 19/4/09 14:23
ma dove???
By ansel, at 22/4/09 00:09
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