Cameriere, champagne!
Amo fare la spesa nel mio supermercato, quello di cui mi illudo di essere - in qualche modo - il proprietario perché ho in tasca la tessera di socio pagata 20 euro. Così, passeggiando tra gli scaffali alla ricerca di qualche offerta, in attesa che al banco del pane chiamassero il mio numero, mi sono imbattuto nello scaffale dei vini e degli alcolici. Lì - ad altezza d'occhio, e vi prego di credermi: non è un fatto casuale - mi ha colpito il cartellino giallo che mi proponeva un grande affare: "Speciale feste, Champagne Veuve Cliquot: 26,80". A parte l'errore di scrittura (bastava copiare l'etichetta) mi ha colpito il prezzo, tanto elevato che mi son detto: ma quando non ci sono le feste quanto costa 'sto champagne? E ho deciso di scoprirlo, armeggiando con quel cartello incollato con forza e infilato sotto una pellicola che non voleva venire via. Tira, molla, tira, sposta, solleva, sfila alla fine ho scoperto che - feste o non feste, con il cartellino giallo o senza - lo Champagne Veuve Clicquot costa sempre 26,80 euro. Scoperta degna di essere documentata con una fotografia. Da ieri ho l'impressione che andare a fare la spesa nel mio supermercato, quello di cui non solo sono il proprietario ma (secondo la pubblicità) sono io stesso, equivalga a fregarmi da solo.
Il post, caro lettore di questo blog, finisce qui. Ma se hai la pazienza e il tempo di seguirmi ancora un po' ti racconterò la storia di quell'arancione che compare un po' più in alto nella foto, sull'etichetta dello champagne francese. Devi sapere che quel colore è tanto importante per la cantina transalpina (più ancora del vino che mettono in bottiglia) che quando i trentini delle cantine Mezzacorona l'hanno usato per l'etichetta dello spumante Rotari è successo il finimondo, con una causa in tribunale. Alla fine - quando hanno capito che affidarsi al giudice era troppo rischioso - si sono messi d'accordo, ma da quel giorno uno dei due vini arriva in enoteca con un'etichetta un po' più sbiadita. Quale dei due? Ci puoi arrivare da solo. Era la fine degli anni Novanta, periodo in cui l'arancione si stava imponendo come colore di gran moda: lo scelsero anche gli esperti marketing di Ing Direct quando si trattò di lanciare niente meno che Conto Arancio. E quella, credimi, è genta che con l'immagine di un prodotto non scherza. Fai caso, caro lettore, all'inflazione di arancione per i prodotti che vorrebbero essere di tendenza. Comincia subito, apri gli occhi e guarda - un po' più in alto - il colore del titolo di questo blog: un bel orange #FF6600. Se sei qui che leggi, forse, è anche grazie a quello. Pensaci.
Il post, caro lettore di questo blog, finisce qui. Ma se hai la pazienza e il tempo di seguirmi ancora un po' ti racconterò la storia di quell'arancione che compare un po' più in alto nella foto, sull'etichetta dello champagne francese. Devi sapere che quel colore è tanto importante per la cantina transalpina (più ancora del vino che mettono in bottiglia) che quando i trentini delle cantine Mezzacorona l'hanno usato per l'etichetta dello spumante Rotari è successo il finimondo, con una causa in tribunale. Alla fine - quando hanno capito che affidarsi al giudice era troppo rischioso - si sono messi d'accordo, ma da quel giorno uno dei due vini arriva in enoteca con un'etichetta un po' più sbiadita. Quale dei due? Ci puoi arrivare da solo. Era la fine degli anni Novanta, periodo in cui l'arancione si stava imponendo come colore di gran moda: lo scelsero anche gli esperti marketing di Ing Direct quando si trattò di lanciare niente meno che Conto Arancio. E quella, credimi, è genta che con l'immagine di un prodotto non scherza. Fai caso, caro lettore, all'inflazione di arancione per i prodotti che vorrebbero essere di tendenza. Comincia subito, apri gli occhi e guarda - un po' più in alto - il colore del titolo di questo blog: un bel orange #FF6600. Se sei qui che leggi, forse, è anche grazie a quello. Pensaci.
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