fuoridalpalazzo

18 maggio 2007

La soglia di sopportazione

scarpe camper in attesa al semaforoPoiché alla poltrona girevole della redazione preferisco un giro fuoridalpalazzo, mi capita talvolta di fare cose strane, come piazzarmi di fronte ai semafori della città e vedere - orologio alla mano - quanto bisogna aspettare per andare dall'altra parte della strada. Detta così pare una follia, un'inchiesta assurda, eppure può capitare che dalle piccole cose si capisca la causa dei grandi problemi. Seduto su un muretto vicino al marciapiede ho scoperto che l'orologio della città preferisce le auto ai pedoni, facendole aspettare di fronte al semaforo rosso un minuto, un minuto e mezzo al massimo mentre l'attesa raddoppia per chi va a piedi, come se lasciare l'auto ferma fosse un lusso riservato a chi ha tempo da perdere. L'altra scoperta è che il povero pedone, lasciato a macerare sul marciapiede con le auto che gli sfrecciano di fronte, prima o poi si stufa e si getta in strada tentando di raggiungere l'altra sponda: va bene l'attesa, ma quando si convince di essere vittima di un'ingiustizia l'uomo della strada si ribella e viola le regole a proprio rischio.
Accade anche per le tasse: nessuno vuole pagarle ma a parità di prelievo la percentuale di evasione aumenta quando ci si trova di fronte a un'imposta ritenuta ingiusta. Potrei continuare a lungo ma ho deciso di giocarmi la notizia. Ora so - caro lettore - qual è la soglia di sopportazione dei pedoni e dei tassati e la rivelo in anteprima qui fuoridalpalazzo: il tempo d'attesa massimo sopportato dai pedoni al semaforo è di un secondo, mentre la somma giudicata accettabile dal contribuente italiano, per qualsiasi tassa, è di un euro. Non son cose banali.

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08 marzo 2007

Tradito da un mazzo di mimose

mimose in piazza DuomoPensavo che me la sarei cavata con una spruzzatina di rosa fra le pagine del blog, giusto per far sapere alle lettrici di fuoridalpalazzo che le ho pensate (ma pare che nessuna se ne sia accorta: domani si torna all'arancione) e invece devo anch'io dedicare un post intero alla giornata delle donne, festa che non amo sebbene sappia apprezzare le festeggiate. La necessità deriva da questa lettera che mi è giunta e che pubblico per evidenziare la barriera che c'è tra i due mondi. Eccola qua.

Caro giornalista e blogger, le scrivo per esprimerle tutto il disappunto per quanto mi è accaduto oggi a mezzogiorno quando - per la prima volta nella vita - sono tornato a casa con un mazzetto di mimose. Deve sapere, caro ansel, che io sono uno di quegli uomini seri e un po' distratti che bada più alla sostanza che all'apparenza. Così ho sempre guardato con sospetto quelle feste comandante in cui gli uomini tornano a casa con i fiori, i cioccolatini o a grande richiesta anche un gioiello lavando la coscienza per il resto dell'anno vissuto all'insegna della disattenzione se non dell'egoismo. Non nego che questa mia scelta mi abbia procurato negli anni non pochi grattacapi, perché ho capito che l'essere un sabotatore convinto della festa della donna non garantisce comunque l'esenzione dal rendere omaggio a quella che mi ritrovo in casa.
Sarà che gli anni mi hanno reso più sensibile, sarà che oggi ero di buonuomore, sarà che poco distante dal luogo in cui lavoro c'era un fioraio ambulante che mi è parso un segno del destino, saranno tutte queste cose assieme ma oggi ho preso il mio mazzetto e l'ho portato a casa. Dico mazzetto ma in realtà era una bella pianta, più grande - mi sono reso conto - di quelle acquistate dai colleghi uomini che incontravo per la strada: una bella mimosa, non ho badato a spese. Già pregustavo il momento in cui sarei entrato in casa porgendo i fiori alla mia donna: che sorpresa, che colpo di scena, l'avrei stupita, le avrei strappato un bacio e forse anche di più nella breve pausa pranzo che mi è concessa prima di tornare dietro la scrivania. Ah che soddisfazione essere un uomo galante, uno che rispetta le feste, si ricorda degli anniversari, insomma uno di quelli a posto che piace alle donne. Volavo coi pensieri ben più in alto del mio mazzo di mimose quando sono entrato in casa in punta di piedi, l'ho sorpresa in cucina e l'ho stretta da dietro portandole il mazzo davanti agli occhi: tadaaaa! Risposta: ah.
Quando si tratta di sensazioni e sentimenti, devo ammetterlo, non sono un tipo sveglio. Ma che qualcosa fosse andato storto l'ho capito pure io. Ha cominciato a interrogarmi sul perché le avessi portato quel mazzo di fiori (ma non era la festa della donna?), accusandomi di essere un falso, un porco e un traditore perché di certo avevo qualcosa sulla coscienza di cui dovevo farmi perdonare. Ha preso le mimose - la prova della mia colpevolezza - e le ha messe sul tavolo in un vaso perché potessi ben vederle e mi decidessi a confessare. Insomma, caro ansel, ha fatto più danni un mazzo di fiori regalato di quei venti o ventuno (ora mi sfugge quanti anni sono che stiamo assieme) che mi ero sempre rifiutato di acquistare. Che spiegazione dà, stimato blogger, di quanto mi è accaduto?

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28 febbraio 2007

Terapia d'urto

camper appese al chiodoCari lettori di questo blog, un attimo di attenzione prego. Sono lo psicanalista di ansel e tocca a me prendere in mano la situazione. Da tre mesi ormai il mio paziente vive in un mondo parallelo con un atteggiamento che talvolta sconfina nella paranoia. L'ultimo episodio è dell'altro giorno quando è uscito dal palazzo camminando raso muro e trascinando i piedi: è convinto che la gente lo riconosca dalle scarpe.
Quelle scarpe. Un vecchio paio di Camper (ops, ho detto il nome) da cui non si separa nemmeno per un attimo confidando che - presto o tardi - assisterà al grande evento e sarà immortalato con quelle calzature addosso. Nel frattempo l'hanno visto a carnevale mentre si fotografava i piedi su un selciato cosparso di coriandoli, l'hanno sorpreso con le scarpe mentre era a letto malato e nel soggiorno di casa impegnato a fotografarsi durante uno scatto da centometrista. Solo una volta si è separato dalle Camper (ops, l'ho detto ancora) ma fu solo per cederle a un suo compagno di bisboccia.
La situazione non è più sostenibile.
Sono il suo medico e su mia precisa prescrizione - in accordo con gretel e in nome del piccolo playboy - l'ho convinto ad appendere le scarpe al chiodo: le userà per esplorare la realtà fuori dal palazzo una volta alla settimana, forse due, non di più.
Ora è di là, scalzo. Dice cose senza senso che forse a voi - popolo dei blog - suggeriscono qualcosa: shinystat, technorati, blogroll, post, feed, hits, permanent link e target blank (la sua vera ossessione).
Serve una terapia d'urto.
In questi tre mesi di blog ha navigato in rete molto più a lungo della figlia di Bill Gates e ha visto cose che noi gente normale non possiamo nemmeno immaginare come - ad esempio - questo blog. Ha ammirato tramonti d'alta quota pensando che meritavano un bel post, ha trascorso il giorno di Natale controllando le statistiche d'accesso al suo sito, il Capodanno prendendo appunti per i post futuri e si è commosso per un commento che, secondo lui, ha colpito nel segno. Conosco quel commento ma il segreto professionale mi impedisce di rivelare quale sia. Comunque, se vi interessa il mio parere, non c'è nulla di speciale: un dialogo tra matti. Ma quel giorno, questo è certo, il mio paziente era felice.
I libri sulla lavatrice del suo bagno biblioteca si stanno accumulando. I film tornano in videoteca senza che nessuno li abbia visti. I preferiti del suo browser sono inutilizzati ormai da settimane e l'orizzonte di scrittura del mio paziente si è ridotto a venti righe: quanto basta a farci un post (ormai sono un addetto ai lavori pure io). Ma a lui non basta un post qualunque. No, nella sua follia ansel vuole un post memorabile, almeno un gran post se non il post definitivo: il post perfetto. Attende il momento giusto come il tenente Drogo attese l'arrivo del nemico tra i bastioni della Fortezza Bastiani (esatto: il Deserto dei Tartari è il suo libro preferito).
Temo per la sua incolumità dal giorno in cui si è fotografato le scarpe in cima alla torre civica di Trento. Vi ha fatto credere che dentro le Camper, in quell'istante, c'erano anche i suoi piedi? Palle! Le stava tenendo in mano, ma se aveste visto le foto del backstage con il mio paziente a piedi scalzi a cinquanta metri d'altezza converreste con me che non c'è nulla da scherzare.
Ora si è messo in testa che le macchine possono andare anche ad olio. Ho detto olio, non gasolio: quello che serve per friggere le patatine. Ha fatto anche un video. Finora sono riuscito a bloccare il post sull'argomento, ma non garantisco sul futuro: temo che riuscirà ad aggirare la mia sorveglianza.
E ora mantengo la promessa che gli ho fatto poco fa. Per i lettori giunti in fondo a questo lungo post, quelli che potrebbero non accontentarsi di un post settimanale, ecco un centinaio di pagine da leggere. Insomma, ecco a voi un libro. Mi ha pregato di dirvi che non si tratta di un libro nel cassetto, perché non è quello il posto dei libri, ma di un racconto che sarebbe già stato pubblicato se non fosse che l'autore (ansel) è paralizzato dal terrore di ritrovarlo in vendita a metà prezzo su una bancarella fuoridalpalazzo: capito la follia? Ma ci stiamo lavorando.

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09 febbraio 2007

Le armi della persuasione

ragazza bionda: buongiorno, posso farle qualche domanda?
ansel: no, scusi... vado di fretta... sono un tipo molto occupato!
bionda: ma si tratta di un questionario per un'importante indagine statistica sulla cultura, non le porterò via più di cinque minuti...
ansel: ah be' allora, dica pure.
bionda: le piace la lettura?
ansel: io amo la lettura.
bionda: benissimo. e quanti libri legge in un anno?
ansel (bugiardo): così su due piedi non saprei risponderle... diciamo tra i 50 e i 100 libri...
bionda: wow!
ansel: emm, modestamente me la cavo, mi diletto anche nella scrittura...
bionda: ma è fantastico! e che genere di libri legge?
ansel: di tutto! narrativa soprattutto, ma anche saggi, i classici...
bionda: molto bene, lei è un vero intellettuale.
ansel (guardandole le gambe): grazie cara, dammi pure del tu...
bionda: dove acquista i suoi 100 libri l'anno?
ansel: in genere in libreria, quando riesco a trovare un attimo di tempo...
bionda: guardi questa lista, conosce qualcuna di queste opere?
ansel: ma certo! questa ce l'ho, questa anche, questo l'ho letto (molto bello), questo lo devo acquistare...
bionda: signor ansel, lei è un vero esperto!
ansel: ma non ci davamo del tu?
bionda: ma certo! sono lieta di annunciarle, dottor ansel, che lei ha tutti i requisiti per entrare nel club degli intellettuali e avere quindi diritto ad acquistare le migliori opere letterarie, come quelle della lista, con uno sconto del 30 per cento!
ansel: ummm... e quanto costa?
bionda: è gratis! l'unico impegno è di acquistare 20 opere l'anno, una vera bazzecola per uno come lei da 100 libri l'anno, non è vero?
ansel: eh già... ma a me piace andare in libreria...
bionda (trionfante): una persona occupata come lei? ma signor ansel, pensi al tempo che risparmierà ricevendo comodamente a casa le opere del club degli intellettuali. Prego, metta una firma qui, un'altra qui... una qui per la privacy, una qui per le clausole legali...


P.S. Le armi della persuasione di Robert Cialdini

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29 gennaio 2007

Chi ha nascosto lo zucchero?

scarpe camper al supermercato cercando lo zuccheroEravamo rimasti senza zucchero, col rischio quindi di dover servire agli ospiti il caffè amaro. Così mi hanno spedito d'urgenza a comprarne un chilo e per non sbagliare sono corso al supermercato più grande della città: lì – mi sono detto – ce l'hanno di sicuro. Zucchero, zucchero, zucchero: dov'è lo zucchero in un supermercato sconfinato? Stavo cercando un commesso a cui chiedere informazioni quando, passando davanti al banco del pane, sono stato investito dal profumo di un vassoio di brioches appena uscite dal forno e mi son detto: perché no?
Non bisognerebbe mai andare a fare la spesa a stomaco vuoto, perché quando la signora degli assaggi ti mette in mano un cubetto di mortadella non sai resistere alla tentazione. Non era granché, quella mortadella, ma ne ho comprato ugualmente una confezione (anche se poi io non la mangio) perché non volevo essere scortese.
Zucchero, zucchero, zucchero, dove sei zucchero in questo supermercato così affollato? Vicino al caffè, ho pensato, ma lì non l'ho trovato. C'era invece un tavolino pieno di miscela sudamericana a metà prezzo, con una signora che si riempiva il carrello in tutta fretta. Devo far presto prima che si porti via tutto, mi sono detto, e ne ho presi due pacchetti perché tanto il caffé serve sempre, non va a male, e quello era un vero affare.
Zucchero, zucchero, zucchero, dove sei? Vicino alla frutta no (ma mi sono comprato una confezione di banane perché erano in offerta), vicino alle bevande nemmeno (ma per fortuna ci sono passato perché mi è venuto in mente che era finito il succo di frutta), forse dalle parti dei dolci dove ho fatto scorta – chissà perché – di biscotti Cuori che non mangiavano ormai da mesi.
In questi negozi moderni pare d'essere fuori dal tempo: fresco d'estate, caldo d'inverno, con quella musichetta che ti tiene allegro e la sensazione che non ci sia nessuna fretta perché – fateci caso – non troverete mai un orologio appeso all'interno di un supermercato. Ti accolgono con le verdure perché così hai la sensazione di essere al mercato, quindi c'è il pane, i latticini, ogni cosa al posto giusto. Dove c'è la pasta ecco spuntare il sugo, dove ci sono i biscotti ecco i pasticcini, il salame va col formaggio. Dagli scaffali i prodotti ti guardano e urlano “prendimi”, con i cartelli gialli e rossi che ti segnalano qual è la scelta giusta, ma lo zucchero, questo prodotto anonimo che pare non interessare a nessuno, lo zucchero dov'è? L'ho chiesto finalmente a una ragazza col grembiule e mi ha fatto fare un giro tortuoso che si è concluso nel vicolo cieco dedicato al vino (una bottiglia, ho pensato, serve sempre) e poi nel reparto del fai da te dove – per fortuna – mi sono ricordato che dovevo acquistare due lampadine.
Ho capito che era passato troppo tempo quando una voce gentile ci ha avvisato che era quasi ora di chiudere ed è cominciata la corsa alle casse e poi al parcheggio. Zucchero, dove sei? Stavo perdendo le speranze quando finalmente – dopo aver percorso in lungo e in largo i labirinti del supermarket - ho visto un bancale di legno malandato, in un angolo un po' in ombra, dove stavano ammassati un centinaio di sacchetti di carta troppo leggera, sicuramente economica, alcuni anche un po' rotti. T'ho trovato, zucchero, anonimo prodotto (non esiste lo zucchero di marca) che al pari del sale grosso e fino vieni nascosto dai signori dei supermercati con l'obiettivo di pilotare i clienti tra i prodotti che urlano “ti prego, comprami!”. Allora ho preso le banane, i biscotti, il vino e le brioches e li ho lasciati lì al posto di quel pacco di zucchero, l'unico che mi serviva: contro le trappole del marketing bisogna rispondere a tono. Volevo lo zucchero, il resto ve lo lascio e il tempo che ho perso in questa caccia al tesoro lo spenderete voi per riportare le lampadine al loro posto.

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24 gennaio 2007

Sei sprovveduto o bandito?

grafico azioni umaneCaro lettore di questo blog, guarda il grafico qui sopra e non spaventarti. Si tratta della classificazione delle azioni umane in quattro categorie in base all'effetto che hanno su se stessi e sul prossimo.
Vediamo che l'azione intelligente è quella che porta vantaggi sia a chi la fa sia a chi la subisce. L'azione del bandito è quella che produce un proprio vantaggio a danno altrui. L'azione da sprovveduto è quella di chi ci rimette per fare un favore agli altri ed infine è stupido chi provoca danno al prossimo e a sé stesso in un solo istante.
Tenterò ora un esperimento nuovo, applicando queste leggi a un argomento stimolante come è il sesso. Immaginiamo che una coppia faccia del sesso in modo efficace ed efficiente, tanto da arrivare - udite, udite - ad un orgasmo simultaneo: questa è sicuramente un'azione intelligente. Immaginiamo invece l'azione di un individuo senza scrupoli che approfitta (con grande godimento) di una fanciulla ingenua che oltre a non trarne giovamento resta pure incinta involontariamente: quell'uomo è sicuramente un gran bandito. L'azione da sprovveduto è quella di colei (o colui) che si concede con grande generosità, salvo poi accorgersi che è stata semplicemente usata (ma anche usato) per soffrirne con grande dolore. E veniamo ora all'azione veramente stupida, quella dei due amanti clandestini, uniti da grande passione, che avrebbero tutte le carte in regola per consumare un'azione del primo tipo, ma incauti (anzi, stupidi) si fanno beccare dai cornuti prima ancora di avere consumato, con grave danno per sé stessi e per il prossimo.

Tutto questo, caro lettore giunto fin qui (e di questo ti ringrazio sperando che la tua attenzione si riveli una scelta intelligente), tutto questo per dire che non so più a chi ho prestato il libro dell'economista Carlo Maria Cipolla, l'autore del libro Allegro ma non troppo, lettura intelligente a cui è ispirato questo post e che consiglio a tutti per conoscere a fondo la stupidità umana e, se possibile, evitarla. Ebbene, se tra chi legge queste righe c'è colui a cui ho dato (io, sprovveduto!) il mio libretto, si faccia avanti e me lo restituisca: sarebbe ancora in tempo per compiere un'azione intelligente. Ma se nel frattempo non l'ha nemmeno letto, privandomi nel contempo della possibilità di consultarlo di tanto in tanto e farmi una ragione di come va il mondo, ebbene sarebbe sicuramente un bandito e - forse, forse - anche un po' stupido.

E concludo citando il motto del blog di Ironica che in questo post mi pare appropriato: Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile. (W.A.)

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