fuoridalpalazzo

30 agosto 2007

Il bagno dolomitico

wc d'alta quotaEra da un po' che non trovavo un bagno degno di una recensione, ma l'altro giorno ai 3.152 metri del Piz Boè (Dolomiti), non ho saputo resistere. Ho seguito il cartello vicino al rifugio con la scritta "wc", sono sceso lungo un ripido sentiero e sono entrato in un bagno cinque stelle, almeno per essere in cima a un monte: una finestra affacciata a valle con un panorama fantastico, ambiente arieggiato (perché alla finestra non ci sono vetri), grande pulizia senza nemmeno tirare l'acqua (lo scarico si affaccia direttamente sul burrone), nessun cattivo odore. Peccato non ci fosse la carta igienica ma chi fa caso a queste sottigliezze a tremila metri di quota? Il bagno dolomitico, con i suoi ancoraggi alla roccia per impedire che il vento se lo porti via e il laghetto azzurro a valle, mi ha conquistato. Ma poiché ho una predilezione per i bagni biblioteca, ho sofferto un po' per la mancanza di libri o giornali per ingannare il tempo lì dentro. Così al lettore escursionista consiglio una lettura che mi pare adeguata alla situazione da mettere nello zaino e tirare fuori al momento giusto: La morte sospesa.

Per chi fosse - giustamente - curioso: l'interno del bagno e la finestra panoramica.

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15 febbraio 2007

Il bagno biblioteca

piccola biblioteca in bagnoPer trovare un bagno biblioteca non devo fare molta strada: ce n'è uno a casa mia. La prima regola per un bagno di questa categoria è semplice ma fondamentale: il materiale di lettura deve già essere pronto vicino al wc, perché non sempre c'è il tempo - quand'è ora - di cercare un libro o un giornale adatto al momento. La seconda regola smentisce il luogo comune secondo cui le opere da leggere in bagno devono essere di infimo livello così - all'occorrenza - si possono usare le pagine quando finisce la carta igienica. Vergogna! Le letture in un bagno biblioteca devono essere di ottima qualità e che nessuno si sogni mai di usare le pagine per altri scopi (anche perchè la carta ruvida dei libri o patinata delle riviste sotto quel profilo vi lascerà del tutto insoddisfatti).
La qualità dell'opera è importante perché in quell'istante - oltre alla lettura - avrai altri pensieri. Nel mio bagno biblioteca la lavatrice è un'ottima scrivania, all'occorrenza anche per il computer portatile, e lì sopra, se ti capiterà di essere mio ospite, avrai a tua disposizione una raccolta di racconti di Dino Buzzati (Sessanta Racconti) che trovo siano della lunghezza giusta. Ti consiglio Sette piani, l'odissea di un malato dai piani alti a quelli più bassi (e tristi) di un prestigioso ospedale d'altri tempi: potrai calcolare, scendendo un piano alla volta verso l'inferno, quanto tempo ti rimane e saltare all'occorenza qualche riga.
Se sei un tipo veloce ecco per te Marcovaldo di Italo Calvino. Novelle brevi - una per ogni stagione - per bisogni più che urgenti: linguaggio semplice per non impegnarti troppo ma, se ti lasci trasportare dalla metafora, grande contenuto, alla scoperta delle avventure di un uomo buono nella città tentacolare.
Se invece sei un tipo lento prendi tutto il tempo che ti serve e avventurati in un libro che certo avrai letto ma - se ti ha fatto vibrare le corde giuste, fatto non scontato - ti piacerà rileggere: La versione di Barney. Lasciati guidare dalle sottolineature della mia copia e, dove i tratti di matita si fanno più frequenti e decisi, troverai il passaggio in cui Barney Panofsky ordina una zuppa di granchio (che gli fa schifo) pur di impressionare la spettacolare Miriam (io me l'immagino così, con il suo vestito di chiffon azzurro) nella prestigiosa Prince Arthur Room di Toronto che cominciava a girare (virtualmente) per i troppi bicchieri di champagne: cazzo, cazzo, cazzo, tanto per citare l'autore alla lettera. E se tutto questo ti sembra ridicolo (giusto per rendere omaggio al ricco pubblicitario francese Frédéric Beigbeder, autore di L'amore dura tre anni, titolo che egli spera con tutto il cuore di smentire per vivere finché morte non lo separi dall'amata Alice) ebbene se tutto questo ti sembra ridicolo, caro lettore di questo blog, vai al diavolo! Sappi solo che nel mio bagno non ti ritroverai mai costretto a leggere - per la disperazione - le istruzioni di un detersivo o di un prodotto anti calcare.

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08 febbraio 2007

Il bagno anni Settanta

bagno anni SettantaIl bagno anni Settanta è un errore della storia. Anche l'agente immobiliare, quello che parla una lingua diversa dalla nostra, aprirà la porta ai visitatori mettendoli sull'avviso: "Questo è il bagno ma, come vedrete, è da rifare". I visitatori osserveranno, restando fuori per prudenza, e senza alcuna esitazione concorderanno: rifare. Costi quel che costi questo bagno è da rifare.
Il bagno anni Settanta non lo vuole più nessuno. Con i suoi sanitari color rosa, azzurro, a volte viola, nei casi più estremi addrittura nero dove le gocce di calcare spiccano come la neve su un vulcano. Nel bagno anni Settanta è arrivato il metano ma lo scaldabagno elettrico è rimasto al suo posto, con un filo spelacchiato che penzola sopra la vasca da bagno e viene utilizzato per stendere la biancheria umida. Dalle tubazioni - che possono essere anche anni Cinquanta o anni Sessanta - esce un filo d'acqua di tonalità marrone. Ma il vero esperto per recensire il bagno non osserverà il colore, bensì il rumore che al primo zampillo comincerà a diffondersi ai piani alti e bassi del palazzo: una vibrazione prima sommessa e poi sempre più potente accompagnata da un suono sordo. WUUUOOOOOOOOO. Tutto il quartiere sa quando un inquilino tira l'acqua di un bagno anni Settanta, dove i più previdenti tengono anche una pinza per chiudere il rubinetto generale incastrato in caso di allagamenti.
Al bagno della foto, nella sua categoria, darei volentieri il massimo dei voti: osserva, caro lettore, il rubinetto corroso a destra in basso nella foto; contempla il pavimento scuro ineguagliabile, l'autentico lavabo rosa ormai introvabile. Ma nella votazione mi devo trattenere perchè manca un dettaglio fondamentale: i tappetini pelosi, ritagliati in modo da infilarsi perfettamente sotto il lavandino, il bidè ed il wc. Il pelo - prodotto con materiale sintetico vietato dalle attuali normative - deve rispettare standard precisi, con un lunghezza di dieci centimetri almeno in modo da trattenere batteri, microbi, sostanze organiche in generale e custodirli gelosamente.
Il bagno anni Settanta, caro lettore, fa cagare e in questo assolve diligentemente la sua funzione. Incompreso.

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17 dicembre 2006

WC/3 Il bagno oscuro

All'apparenza il bagno tenebroso è di una categoria superiore. Tu devi solo aprire la porta e poi pensa a tutto lui: appena metti piede all'interno la luce si accende, infili le mani sotto l'acqua e il rubinetto si apre, sfiori il distributore del sapone e ti ritrovi nelle mani la dose giusta di detergente, ti avvicini all'asciugatore e subito la ventola si mette in moto e infine sai già - per esperienza - che appena avrai finito e ti rialzerai dalla sella sentirai, come per miracolo, attivarsi lo sciacquone. E' bello sapere che potrai far tutto senza toccare niente. Ma.
Il "ma" lo scopri quando ormai sei impegnato nell'attività che si fa in bagno e all'improvviso ti ritrovi al buio. Allora, confidando nelle nuove tecnologie, cominci, restando seduto, a muovere le braccia con ampi gesti sopra di te sperando di intercettare il raggio di azione di una fotocellula. Niente. Tenti di allungare un piede sperando che il movimento risvegli quell'interruttore maledetto. Niente. Passano i secondi e ti rendi conto che - viziato dalle comodità - non hai osservato l'ambiente in cui ti trovi: non sai dov'è la carta igienica, non sai dov'è lo sciacquone, non sai dov'è lo spazzolone e quel raggio di luce flebile che da sotto la porta ora raggiunge le tue pupille dilatate certo non ti basterà per tirarti fuori dai guai. Allora - in un mondo oscuro dove ogni suono ti appare amplificato - procedi a tentoni come un cieco. E scopri di odiare il titolare del locale (dove sai già che non metterai più piede) perché quel buio improvviso e irrimediabileche scatta dopo due minuti appena è il suo modo per dimostrarti che lì dentro (nel bagno) non sei il benvenuto.

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06 dicembre 2006

WC/2 Dove (rip)osano le aquile

aquila provincia Entra nel palazzo della Provincia, spingi la pesante porta che dà su piazza Dante, saluta l'usciere che - per contratto - dice buongiorno a tutti quelli che entrano nel tempio dell'autonomia trentina, resisti di fronte alla tentazione del bar a prezzi agevolati e sali verso il bagno presidenziale dove purtroppo non arriverai mai.
Esatto, nel bagno presidenziale, nella prestigiosa ala Paor di quel palazzo, tu non ci puoi arrivare. Da una parte troverai una porta blindata con un campanello da suonare mentre la telecamera ti osserva. Ma tu non ti arrenderai: scenderai al piano terra, infilerai l'ascensore, salirai ancora al secondo piano e quando l'ascensore si aprirà - ad un passo dalla meta - troverai l'usciere (un altro) che ti saluterà e ti chiederà: desidera? Allora capirai che qui non siamo al ministero, dove il bagno dei giudici è alla portata di chiunque e ti rassegnerai a servirti di un bagno plebeo, ma non troppo.
scopinoLì, nel tuo bagno al primo piano goditi comunque la cura dei dettagli: appendi la giacca sull'attaccapanni cromato, osserva il disegno dello scopino del wc, siediti e finalmente guarda quell'aquila proprio davanti ai tuoi occhi che - anche da lì - fa capolino sull'interruttore della luce per ricordarti dove sei. Ammettilo: non ti è mai capitato di trovare una placchetta elettrica personalizzata con il colore e lo stemma del padrone di casa, vero? Ma tanta cura risulta vana se assieme a te qualcun altro all'improvviso si precipita dove (rip)osano le aquile. E' allora che senti il rumore di tacchi che si avvicina nel corridoio, la porta che si apre, una cerniera lampo che si abbassa e tutto ciò che segue, chiaro e distinto come se fosse a pochi centimetri da te. Quindi trattieni il tuo respiro (mentre quasi puoi contare i battiti del cuore del tuo vicino/a), alzi la testa per capire che succede e con orrore ti rendi conto che nel bagno del palazzo al di là di una grata di plastica nera si sono dimenticati di farci il tetto. Te ne vai sdegnato, senza dimenticare di attendere qualche istante sul corridoio - fingendo una chiamata con il telefonino cellulare - per vedere se il/la collega del bagno accanto era proprio come te l'eri immaginato.

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28 novembre 2006

WC/1 Anche ai giudici piace Monica

monica bellucciCi sono giornalisti che scrivono le recensioni dei ristoranti, altri che si occupano di libri, c'è chi si intende di musica e chi scrive di teatro. Ebbene anch'io mi voglio specializzare e seguendo una mia naturale inclinazione mi occuperò di... wc, quei luoghi in cui mi rifugio con grande urgenza e di cui - vista la frequenza delle mie frequentazioni - sono diventato un grande esperto.
Seguitemi, dunque, lungo i corridoi di palazzo di giustizia - luogo a me noto per motivi di lavoro - dove c'è il paradiso di noi disperati dall'intestino iperattivo. Lasciate perdere il bagno del primo piano dove non c'è lo specchio e nemmeno la chiave per garantirsi la tranquillità necessaria. Superate i bagni della procura - dove il via vai è elevato ed è alto quindi il rischio che qualcuno venga a bussare alla vostra porta sorprendendovi impegnati. Evitate il bagno del tribunale dove i giudici - forse per salvaguardare la loro indipendenza - chiudono la porta con una chiave disponibile solo a pochi eletti. Salite quindi al terzo piano e infilatevi di corsa - perché il tenpo stringe - in un corridoio accogliente, dai soffitti mansardati e rivestiti in legno, che prima scende dritto, poi piega a sinistra per terminare, infine, nel luogo della vostra salvezza.
Non cadete nella tentazione di infilare il bagno delle donne, resistete di fronte all'ampio ingresso del bagno dei disabili ed entrate nell'ultima porta, quella con l'omino maschio. Signori, tirate un sospiro di sollievo e guardatevi attorno: siete nel wc dei magistrati più alti in grado dell'intero palazzo di giustizia. Ecco a voi il gabinetto - non si chiamano anche così gli uffici? - di giudici e funzionari della corte d'appello. Apprezzate la perfetta insonorizzazione, soffermatevi sul sommesso ronzio della potente ventola che non fa rimpiangere l'assenza di finestre, considerate l'ampia scorta di carta igienica che certo non si esaurirà all'improvviso lasciandovi nei guai, rilassatevi certi che a quella porta - così lontana dalle rotte più battute del palazzo - non busserà nessuno cogliendovi sul fatto.
eva mendesE ora - che siete salvi, comodamente seduti su una tazza pulita, che avrete avuto cura di rivestire con due o tre strati di carta igienica secondo la consueta tecnica - prendetevi il lusso di osservare i dettagli che fanno di questo bagno un wc di prima classe. Alla vostra sinistra ecco un poster gigante di Monica Bellucci, foto d'autore per GQ, che si riflette nello specchio sopra il lavandino regalandovi la piacevole illusione che quell'occhiata provocante - raddoppiata - sia per voi. Ma se preferite una bellezza bionda girate la testa quanto basta, verso destra, per godere il poster di Eva Mendes, la modella, appeso con lo scotch (doppio) proprio lì sopra la tazza.
Fate con comodo, lì dentro non c'è fretta, poi quando uscite e scendete ai piani bassi, come se nulla fosse, ponetevi anche voi l'automatica domanda: ma chi ce l'ha messe Eva e Monica nel bagno degli alti magistrati?

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