Vittima dell'ora illegale
Prima la notizia buona: questa notte alle ore 3 l'orologio digitale della mia caldaia, quel meccanismo che la fa partire la mattina quando dormiamo e la spegne automaticamente quando non serve, ebbene quel piccolo timer tecnologico segnerà finalmente l'ora giusta. E lo farà per i prossimi sei mesi.
Lo ammetto, il meccanismo per cambiare l'ora è talmente complicato che me lo sono scordato e non oso cercare il manuale: si tratta di premere un tasto assieme a un altro (ma non so quale) per almeno cinque secondi, poi quando i numeri lampeggiano bisogna premere una freccetta per regolare l'ora, quindi il tasto "mode" per passare ai minuti, insomma bisogna infilare una serie di operazioni impossibili da ricordare tanto che ho deciso che per lei - la caldaietta - l'ora sarà sempre solare. Amen.
E ora la notizia cattiva. Avrò i termosifoni puntuali, ma mi perderò la gran soddisfazione di ogni cittadino che in autunno sposta indietro le lancette: non dormirò un'ora in più, perché come tutti i genitori di bambini in fasce (e come i proprietari di cani) sono sottomesso alla legge superiore di un essere che riconosce l'ora di colazione senza guardare l'orologio. E allora mi sveglierò di buon mattino, metterò a scaldare il biberon nel micro onde e già che son lì regolerò il timer del forno. Poi passerò all'orologio del soggiorno e al termometro vicino al terrazzo che dovrebbe cambiare l'ora in base a impulsi radio ma io non ci credo e preferisco far da solo.
Il computer - non so come - segnerà l'ora giusta, ma il cellulare no e dovrò correre ai ripari. Quindi toccherà ai miei due orologi e finalmente - sbagliandomi di grosso - mi metterò tranquillo pensando: "Anche stavolta è fatta". Non so ancora che quando scenderò in auto troverò l'orologio fuori tempo e quasi mi schianterò tenendo schiacciato il "pirulino" sul cruscotto, con le mani infilate in mezzo al volante, in attesa che le lancette facciano ventitré giri (anzi ventidue e mezzo, perché se vado troppo avanti mi tocca rifare tutto).
L'autoradio è come la caldaia: segna quello che vuole, inutile arrabbiarsi. Ma nemmeno a quel punto - rassegnato - potrò dirmi tranquillo perché se dovrò fare una fotografia o un video, magari con la data impressa sopra, scoprirò (forse a Natale) che c'è un altro orologio da sistemare.
Ho smesso di sentirmi uno sfigato quel giorno che ho letto l'ora (al rovescio) sull'orologio di un grande avvocato un po' in là con gli anni e gli ho detto: "Guardi che è un'ora avanti". Lo so - ha confessato - ci metto meno a fare il conto che a regolarlo. E non era il solo: sempre in tribunale ho sentito un appuntato testimoniare che quel fax (importante documento) non era stato spedito un'ora dopo: "Signor giudice - ha detto - l'ora legale...".
Bisogna essere tolleranti. Ci sono parrocchie dove le campane suoneranno alle sei di mattina e già che ci sono colgo l'occasione per avvisare il mio amico P. di correre alla sua radio - dove tutto è automatico - prima che il segnale orario delle 12 parta alle 11, lasciando gli ascoltatori in confusione.
Mi resta una domanda che da anni mi tormenta: che fanno i macchinisti dei treni quando alle tre del mattino devono spostare le lancette indietro di un'ora? Mi piace immaginarli nella locomotiva a giocare a carte, con il treno fermo nella nebbia della pianura (oppure in galleria, chissà) e i passeggeri che si chiedono: che succede? Ci penso beato, perché non so ancora che domani sera - quando sarà l'ora di gustarmi il mio bel film videoregistrato - tornerò a casa attraversando il cortile buio (perché il timer delle luci sarà in ritardo), quindi sprofonderò in poltrona con il telecomando in mano e vedrò apparire in video... il telegiornale delle otto.
Lo ammetto, il meccanismo per cambiare l'ora è talmente complicato che me lo sono scordato e non oso cercare il manuale: si tratta di premere un tasto assieme a un altro (ma non so quale) per almeno cinque secondi, poi quando i numeri lampeggiano bisogna premere una freccetta per regolare l'ora, quindi il tasto "mode" per passare ai minuti, insomma bisogna infilare una serie di operazioni impossibili da ricordare tanto che ho deciso che per lei - la caldaietta - l'ora sarà sempre solare. Amen.
E ora la notizia cattiva. Avrò i termosifoni puntuali, ma mi perderò la gran soddisfazione di ogni cittadino che in autunno sposta indietro le lancette: non dormirò un'ora in più, perché come tutti i genitori di bambini in fasce (e come i proprietari di cani) sono sottomesso alla legge superiore di un essere che riconosce l'ora di colazione senza guardare l'orologio. E allora mi sveglierò di buon mattino, metterò a scaldare il biberon nel micro onde e già che son lì regolerò il timer del forno. Poi passerò all'orologio del soggiorno e al termometro vicino al terrazzo che dovrebbe cambiare l'ora in base a impulsi radio ma io non ci credo e preferisco far da solo.
Il computer - non so come - segnerà l'ora giusta, ma il cellulare no e dovrò correre ai ripari. Quindi toccherà ai miei due orologi e finalmente - sbagliandomi di grosso - mi metterò tranquillo pensando: "Anche stavolta è fatta". Non so ancora che quando scenderò in auto troverò l'orologio fuori tempo e quasi mi schianterò tenendo schiacciato il "pirulino" sul cruscotto, con le mani infilate in mezzo al volante, in attesa che le lancette facciano ventitré giri (anzi ventidue e mezzo, perché se vado troppo avanti mi tocca rifare tutto).
L'autoradio è come la caldaia: segna quello che vuole, inutile arrabbiarsi. Ma nemmeno a quel punto - rassegnato - potrò dirmi tranquillo perché se dovrò fare una fotografia o un video, magari con la data impressa sopra, scoprirò (forse a Natale) che c'è un altro orologio da sistemare.
Ho smesso di sentirmi uno sfigato quel giorno che ho letto l'ora (al rovescio) sull'orologio di un grande avvocato un po' in là con gli anni e gli ho detto: "Guardi che è un'ora avanti". Lo so - ha confessato - ci metto meno a fare il conto che a regolarlo. E non era il solo: sempre in tribunale ho sentito un appuntato testimoniare che quel fax (importante documento) non era stato spedito un'ora dopo: "Signor giudice - ha detto - l'ora legale...".
Bisogna essere tolleranti. Ci sono parrocchie dove le campane suoneranno alle sei di mattina e già che ci sono colgo l'occasione per avvisare il mio amico P. di correre alla sua radio - dove tutto è automatico - prima che il segnale orario delle 12 parta alle 11, lasciando gli ascoltatori in confusione.
Mi resta una domanda che da anni mi tormenta: che fanno i macchinisti dei treni quando alle tre del mattino devono spostare le lancette indietro di un'ora? Mi piace immaginarli nella locomotiva a giocare a carte, con il treno fermo nella nebbia della pianura (oppure in galleria, chissà) e i passeggeri che si chiedono: che succede? Ci penso beato, perché non so ancora che domani sera - quando sarà l'ora di gustarmi il mio bel film videoregistrato - tornerò a casa attraversando il cortile buio (perché il timer delle luci sarà in ritardo), quindi sprofonderò in poltrona con il telecomando in mano e vedrò apparire in video... il telegiornale delle otto.