Da quando ho ospitato qui fuoridalpalazzo un intervento dell'orsa Jurka dopo che era andata a sciare a Campiglio, siamo rimasti in contatto. Così mi ha fatto sapere cosa pensa degli ultimi avvenimenti.Jurka: sta succedendo quello che più temevo: vogliono chiudermi in un recinto. Mettetevi nei miei panni: ho appena compiuto nove anni e me ne restano altri venti da vivere al chiuso, forse venticinque, insomma un'eternità, in un posto che per le mie abitudini nel giro di pochi giorni diventerà una gabbia insopportabile. So che volevano uccidermi e forse sarebbe stato meglio. Con il radiocollare che mi hanno appeso al collo sanno dove sono in ogni momento, potevano venire a prendermi e farla finita subito. Bum. Chi mi vuole bene e mi ha seguito per mesi da una valle all'altra, sparandomi contro i proiettili di gomma per spaventarmi e tenermi alla larga dai paesi e dalla malghe, sa che il posto giusto per me non è dietro uno steccato.
Ho visto il vostro presidente alla televisione e mi ha colpito quando ha detto che io non sono "compatibile" con la comunità. Siamo d'accordo: anche noi animali pensiamo molto spesso che voi umani non siete compatibili con la natura, ma lasciamo correre perché siete voi stessi - volontariamente - a rinchiudervi in quei brutti recinti a cui date il nome di città. Ma anche da lì riuscite a fare danni, non vi illudete. Quel presidente ha assicurato che avrò salva la vita: grazie tante, ma io so che di me gli importa poco, per lui sono un problema che ha ereditato dal suo predecessore, però non può rimangiarsi quello che disse l'anno scorso quando in Germania uccisero senza tanti complimenti il mio povero figlio Bruno, il piccolo JJ1, quel lazzarone la cui unica colpa è stata mettere in pratica quello che io gli avevo insegnato. Salvano me per salvare la faccia e il progetto orso. Va bene, mi sacrificherò per tutti.
La mia storia è quella dell'orso. Fino a cent'anni fa eravamo migliaia sulle Alpi poi è cominciata la persecuzione: ci avete fatto la guerra finché nel gruppo di Brenta sono rimasti tre o quattro orsi, quasi invisibili perché hanno capito che dagli uomini era meglio girare al largo. Ci sono ancora in giro quelle foto in bianco e nero in cui si vedono i cacciatori con i baffi a punta e il fucile in mano mentre mostrano orgogliosi la pelle dell'orso morto. Poi siamo arrivati noi - dalla Slovenia - perché si è capito che l'orso all'ombra delle Dolomiti era cosa buona. Ma io ho rovinato la festa: mi piace trovare la pappa pronta, me l'avete insegnato voi, ora non so più rinunciarvi.
Il mio recinto è quasi pronto, che tristezza. Non dico che siamo tornati indietro di un secolo - perché sarebbe una grande falsità - ma non riesco a togliermi dalla mente l'orrendo pensiero di quella buca di cemento che a Sardagna, fino a pochi anni fa, ospitava un paio d'orsi. Oppure la gabbia tremenda in cui vivevano i miei poveri colleghi nel parco di Gocciadoro, quelli che passavano la giornata ciondolando la testa mentre i bambini lanciavano il cibo dalle sbarre. Terribile vero? Eppure queste cose le avete fatte voi. E poi vi stupite se gli orsi prigionieri non mettono al mondo i cuccioli oppure li abbandonano per non vederli crescere al chiuso com'è successo al
piccolo Knut dello zoo di Berlino. Ho saputo anche che ci sono due colleghi in uno zoo thailandese che non ne vogliono sapere di riprodursi. Li chiamo colleghi anche se sono Panda perché sempre di orsi si tratta. Ebbene, per convincerli ad accoppiarsi hanno preso il maschio e gli mostrano i
film porno dove si vedono gli orsi liberi che fanno l'amore nella foresta. Diciamo le cose come stanno: è una tortura. Non provate a fare la stessa cosa con me quando sarò nel recinto perché diventerò cattiva come non mi avete visto mai. Al progetto orso ho dato molto: prima due cuccioli (e uno me l'hanno ucciso i tedeschi), poi altri tre che in tutto fanno cinque. Non è poco, pensateci voi umani che già dopo il primo cucciolo vi fermate esausti. Direi che può bastare.
E ora approfitto di questo blog - che già ospitò le mie parole nel gennaio scorso, dopo la passeggiata sulle piste da sci di Campiglio - per lanciare due messaggi che tanto mi stanno a cuore. Il primo riguarda me: per favore, signori uomini, quando sarò nel recinto non venite a trovarmi, lasciatemi in pace, non voglio vedere le vostre facce divertite mentre vi godete lo spettacolo di un'orsa sconfitta e umiliata. Tutte le volte che ci siamo incontrati nel bosco o fra le baite vi siete spaventati a morte ed è successo un putiferio: siate coerenti, tenetevi alla larga anche in futuro. Il secondo appello, molto più importante, riguarda i miei cuccioli: nei giorni che mi rimangono cercherò di convincerli a stare alla larga dagli uomini (ora l'ho capito: siete più pericolosi di noi orsi), ma temo che non ci riuscirò perché li ho allevati un po' troppo allegramente. Ora sono grandi e possono cavarsela da soli. Ve li affido. Solo una cosa vi raccomando: se un giorno qualcuno dei miei piccoli mangerà una gallina pensateci due volte prima di metterlo sotto processo. Contro i polli non ho nulla ma in circolazione ce ne sono milioni. Noi orsi, invece - animali fieri, bruni e bianchi, le cui sorti appassionano il mondo intero - siamo rimasti in pochi.
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