Pensavo che lo sguattero, l'operaio della catena di montaggio e il venditore porta a porta fossero - per motivi diversi - brutti lavori, finché ho scoperto che esiste lo 007 dei rifiuti, quell'uomo che controlla ciò che finisce nel cassonetto e in caso di errori o furberie si lancia alla ricerca del colpevole partendo dai pochi e sporchi indizi a sua disposizione.
Fermo lettore, non pensare che io sia un giornalista snob perché scrivo di rifiuti in una redazione del centro storico, seduto dietro una scrivania dove c'è un vaso di fiori profumato: so di che parlo e te ne darò la prova. Di rifiuti sono un esperto perché a casa nostra sono il delegato al trasporto delle borse d'immondizia dal quarto piano in cui viviamo (senza ascensore) fino all'isola ecologica (bel nome per un luogo orrendo) che rovina la piazzetta.
Del sacchetto immateriale che continua a rompersi sulle scale lasciandomi nei guai ho già scritto
l'anno scorso: nulla è cambiato, quella pellicola sottile progettata per biodegradarsi in discarica gioca sempre d'anticipo e si fa da parte prima ancora di arrivare al cassonetto. Ormai ci ho fatto l'abitudine e sulle scarpe mi è rimasta una macchia di fondi di caffè. Quello che mi preoccupa sono le borse di plastica piene di materiale indifferenziato, così pesanti che mi lasciano il segno sulle mani mentre - gradino dopo gradino - penso che casa nostra sia un'eccezione alle leggi della fisica, un luogo stregato dove la materia in uscita è di molto superiore a quella che viene introdotta.
Non è solo colpa nostra. Il ciclo produttivo dei rifiuti inizia subito dopo la spesa settimanale: saliamo i quattro piani carichi di mercanzia e cinque minuti dopo tocca a me (il netturbino di famiglia) scendere con uno scatolone pieno di scorie fresche che in gergo tecnico si chiamano "imballaggi", materia compresa nel prezzo (ricordiamocene sempre al momento di pagare) che però finisce nel cassonetto poco dopo l'acquisto. Prima o poi bisognerà decidersi a tagliare fuori dal carrello della spesa chi vende il fumo come se fosse arrosto.
Poi - questa è storia quotidiana - cominciano i dilemmi: la plastica di qua, la carta di là, il vetro di qua e via dicendo, fin qui ci arrivano anche i bambini, ma dove devo mettere il tetra-pack? Risposta: nell'immondizia, pare incredibile ma bisogna buttarlo via. E le cartine dello yogurt? Nel dubbio le metto nel cassonetto blu (plastica e metallo), sperando di far bene mentre con gli oggetti tecnologici - plastica, metallo, cristalli liquidi e sicuramente qualche pila nascosta all'interno - vado nel pallone.
Se fosse solo per questo lo 007 dei rifiuti con me non dovrebbe temere. Ma c'è dell'altro: noi la chiamiamo la "bomba" ed è quel carico speciale che parte dal quarto piano una volta al giorno sigillato in una busta bianca annodata cinque volte. Tengo la bomba in terrazza quindi con un grido avviso gli altri due residenti ("vadoooo!") e mi lancio verso l'isola ecologica. Lì, trattenendo il fiato, deposito le cacche del piccolo di casa che ancora non ha imparato l'uso del vasino né sembra ansioso d'imparare. Mi hanno detto che ne produce - pannolini compresi - una
tonnellata l'anno e poiché non ci credevo mi sono messo la maschera antigas e ho pesato la borsa giornaliera: fanno 3 chili e 300 grammi, in un anno parliamo di una tonnellata e 200 chili, il piccolo promette bene, è già sopra la media.
E' per colpa della "bomba" che il lavoro dello 007 è uno dei peggiori al mondo: lo immagino mentre alza il coperchio del cassonetto verde - è lì purtroppo che devo buttare l'ordigno, non ho altre soluzioni - e muore all'istante. Sarà colpa mia. Per salvare la vita del detective penso che potrei passare ai "ciripà" che - per chi non lo sapesse - sono i
pannolini lavabili. Morirà la lavatrice.
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