La nuvola che mi perseguita
Dicono i meteorologi tedeschi che la nuvoletta di Fantozzi esiste perché - statistiche alla mano - piove di più durante il finesettimana, quando in giro è pieno di impiegati, mentre il lunedì, quand'è ora di rientrare in ufficio, torna il sole. Io lo sapevo già.
Con la mia nuvoletta personale ho iniziato a fare i conti quando durante un viaggio in bicicletta, in Austria, mi ritrovai sotto la neve in pantaloncini corti. Era il 20 luglio. Il giorno dopo fu di scarsa consolazione trovare sui giornali le foto delle mucche sui pascoli innevati, testimonianza di un fatto eccezionale. In Sardegna - protetto da un maglione sventolante - mi scoprii solo su una spiaggia battuta dal Maestrale. In Grecia - dove non piove mai - viaggiai in moto per 400 chilometri sotto la pioggia, con i baristi e i benzinai che mi guardavano increduli e dispiaciuti ad ogni sosta assicurandomi che lì, veramente, non era mai piovuto. Era giugno.
Per non avere sorprese andai in Sicilia in agosto, ma scoprii che avevo esagerato e mi rifugiai in cima all'Etna alla ricerca di un po' di refrigerio. In Svizzera incontrai le condizioni ideali: cielo terso, sole splendente, temperatura 20 gradi, peccato fosse febbraio e avessi gli sci ai piedi. Per contrasto l'anno successivo puntai sulla Norvegia - maggio - dove finanziai l'economia locale acquistando maglioni per tutta la famiglia. Quando riportammo il camper il noleggiatore si stupì perché avevamo esaurito le scorte di gas per il riscaldamento: "Durante le vacanze estive non era mai successo" disse perplesso. Alzai gli occhi al cielo e mi parve di vedere un ghigno della mia nuvola privata. Ma era solo l'ultimo lampo prima della fine delle vacanze. Il giorno dopo c'era il sole e tornai in redazione.
Così quest'anno, nel tentativo di depistare la nuvoletta che da lassù mi segue ovunque, sono andato negli uffici di Meteotrentino e ho chiesto: «Dove sbaglio?». Hanno allargato le braccia e hanno risposto: «Se lo sapessimo avremmo risolto i nostri problemi». Là in fondo, appeso alla parete, c'era un articolo del mio giornale con un albergatore che minacciava di portare in tribunale i meteorologi: "Prevedono il brutto tempo così i turisti scappano e poi invece c'è il sole". Non ha capito, quell'uomo, che il sole splende in montagna solo finché i vacanzieri trattengono le nuvole in città. Ma una sua vittoria l'albergatore l'ha ottenuta perché agli esperti del meteo è arrivata una velata raccomandazione dai piani alti del palazzo: abbiamo capito che il tempo fa ciò che vuole, almeno voi andateci piano.
Così - nel tentativo impossibile di aiutare noi Fantozzi - stanno studiando un modello di previsione a lungo periodo per dire che tempo farà tra un mese. E' da questa primavera che fanno le prove e già stanno riducendo l'obiettivo a due o tre settimane ma il mio consiglio ai previsori meteo è di spararla grossa e a lungo termine: la gente non si ricorderà più la profezia del mese precedente, lo dico per esperienza scrivendo ogni giorno sul giornale.
Nella mia breve chiacchierata in quella sala operativa piena di isobare, isotermiche, venti e depressioni ho imparato le regole base che inducono noi mediterranei ad andare in ferie ad agosto: "E' difficile che ci sia pioggia per più giorni di seguito. Temporali sì, ma lunghe precipitazioni no". Lo pensavo anch'io l'anno scorso, proprio in agosto, ma aspettai due settimane, invano, il giorno giusto per fare una scalata. Essere Fantozzi del meteo è una grande scocciatura, ma in fondo son vacanze non bisogna farsi l'animo cattivo. Pensate se fosse, invece, il vostro lavoro. Così prima di uscire dall'ufficio mi sono tolto la soddisfazione di chiedere al professionista: «Ma oggi (non fra un mese) che tempo farà?». Risposta: «Lo vedi il cielo azzurro? Pare bello e invece nel pomeriggio pioverà, ci sono tutte le condizioni». Me ne sono uscito con una certezza in tasca e non ci ho pensato più. Solo a sera, camminando verso casa sulla strada secca e polverosa, guardando le stelle in cielo, mi sono ricordato della pioggia. Caro lettore, il meteorologo lo faccio io: da ferragosto sono via due settimane, quindi cielo coperto e precipitazioni sparse.
Con la mia nuvoletta personale ho iniziato a fare i conti quando durante un viaggio in bicicletta, in Austria, mi ritrovai sotto la neve in pantaloncini corti. Era il 20 luglio. Il giorno dopo fu di scarsa consolazione trovare sui giornali le foto delle mucche sui pascoli innevati, testimonianza di un fatto eccezionale. In Sardegna - protetto da un maglione sventolante - mi scoprii solo su una spiaggia battuta dal Maestrale. In Grecia - dove non piove mai - viaggiai in moto per 400 chilometri sotto la pioggia, con i baristi e i benzinai che mi guardavano increduli e dispiaciuti ad ogni sosta assicurandomi che lì, veramente, non era mai piovuto. Era giugno.
Per non avere sorprese andai in Sicilia in agosto, ma scoprii che avevo esagerato e mi rifugiai in cima all'Etna alla ricerca di un po' di refrigerio. In Svizzera incontrai le condizioni ideali: cielo terso, sole splendente, temperatura 20 gradi, peccato fosse febbraio e avessi gli sci ai piedi. Per contrasto l'anno successivo puntai sulla Norvegia - maggio - dove finanziai l'economia locale acquistando maglioni per tutta la famiglia. Quando riportammo il camper il noleggiatore si stupì perché avevamo esaurito le scorte di gas per il riscaldamento: "Durante le vacanze estive non era mai successo" disse perplesso. Alzai gli occhi al cielo e mi parve di vedere un ghigno della mia nuvola privata. Ma era solo l'ultimo lampo prima della fine delle vacanze. Il giorno dopo c'era il sole e tornai in redazione.
Così quest'anno, nel tentativo di depistare la nuvoletta che da lassù mi segue ovunque, sono andato negli uffici di Meteotrentino e ho chiesto: «Dove sbaglio?». Hanno allargato le braccia e hanno risposto: «Se lo sapessimo avremmo risolto i nostri problemi». Là in fondo, appeso alla parete, c'era un articolo del mio giornale con un albergatore che minacciava di portare in tribunale i meteorologi: "Prevedono il brutto tempo così i turisti scappano e poi invece c'è il sole". Non ha capito, quell'uomo, che il sole splende in montagna solo finché i vacanzieri trattengono le nuvole in città. Ma una sua vittoria l'albergatore l'ha ottenuta perché agli esperti del meteo è arrivata una velata raccomandazione dai piani alti del palazzo: abbiamo capito che il tempo fa ciò che vuole, almeno voi andateci piano.
Così - nel tentativo impossibile di aiutare noi Fantozzi - stanno studiando un modello di previsione a lungo periodo per dire che tempo farà tra un mese. E' da questa primavera che fanno le prove e già stanno riducendo l'obiettivo a due o tre settimane ma il mio consiglio ai previsori meteo è di spararla grossa e a lungo termine: la gente non si ricorderà più la profezia del mese precedente, lo dico per esperienza scrivendo ogni giorno sul giornale.
Nella mia breve chiacchierata in quella sala operativa piena di isobare, isotermiche, venti e depressioni ho imparato le regole base che inducono noi mediterranei ad andare in ferie ad agosto: "E' difficile che ci sia pioggia per più giorni di seguito. Temporali sì, ma lunghe precipitazioni no". Lo pensavo anch'io l'anno scorso, proprio in agosto, ma aspettai due settimane, invano, il giorno giusto per fare una scalata. Essere Fantozzi del meteo è una grande scocciatura, ma in fondo son vacanze non bisogna farsi l'animo cattivo. Pensate se fosse, invece, il vostro lavoro. Così prima di uscire dall'ufficio mi sono tolto la soddisfazione di chiedere al professionista: «Ma oggi (non fra un mese) che tempo farà?». Risposta: «Lo vedi il cielo azzurro? Pare bello e invece nel pomeriggio pioverà, ci sono tutte le condizioni». Me ne sono uscito con una certezza in tasca e non ci ho pensato più. Solo a sera, camminando verso casa sulla strada secca e polverosa, guardando le stelle in cielo, mi sono ricordato della pioggia. Caro lettore, il meteorologo lo faccio io: da ferragosto sono via due settimane, quindi cielo coperto e precipitazioni sparse.
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