Un libro che va a ruba
Questo è un post molto sofferto. Volevo vantarmi di aver scritto un libro, ma essendo un libro fotografico la parola scrivere mi sembrava fuori luogo. Allora ho pensato di vantarmi delle fotografie, ma poiché non sono mie, ma immagini storiche scattate nei primi anni Quaranta, quando non erano nati nemmeno i miei genitori (figuriamoci io) ho dovuto lasciar perdere. Un vanto però ce l'ho ugualmente: quello di aver raccolto centinaia di immagini - assieme al mio amico Filippo Degasperi - di aver cercato (e trovato) tre alpini ormai ultra novantenni che potessero raccontare questa storia e di aver fermato le loro parole su carta prima che sia troppo tardi.
Ma perché raccontare sessant'anni dopo la storia degli alpini che durante la seconda guerra mondiale costruirono la strada del Doss Trento per ordine del Duce? Per Filippo Degasperi la risposta è semplice: uno di quegli alpini era suo nonno. Per quanto riguarda me, mettiamola così: Filippo Degasperi è mio amico ed è stato un piacere fare qualcosa assieme. Non solo: quei tornanti scavati nella roccia li vedo dalle finestre di casa e mi è sembrato interessante far sapere che chi li ha realizzati - battendo la pietra a mano con martello e scalpello - si è salvato la vita mentre migliaia di soldati morivano al fronte.
Sarà meglio farla breve. Un'anteprima del libro la potete trovare su queste pagine del mio giornale (prima, seconda). Il libro lo potete trovare nelle principali librerie della città oppure qui. Non chiedetemene copie perché me ne hanno consegnate solo cinque: due le ho qui con me, una l'ho dovuta regalare, la terza e la quarta le ho portate in redazione ma qualcuno se l'è fregate perché, signore e signori, questo è un libro che va ruba.
Anche questa è fatta, vado in vacanza.
Ma perché raccontare sessant'anni dopo la storia degli alpini che durante la seconda guerra mondiale costruirono la strada del Doss Trento per ordine del Duce? Per Filippo Degasperi la risposta è semplice: uno di quegli alpini era suo nonno. Per quanto riguarda me, mettiamola così: Filippo Degasperi è mio amico ed è stato un piacere fare qualcosa assieme. Non solo: quei tornanti scavati nella roccia li vedo dalle finestre di casa e mi è sembrato interessante far sapere che chi li ha realizzati - battendo la pietra a mano con martello e scalpello - si è salvato la vita mentre migliaia di soldati morivano al fronte.
Sarà meglio farla breve. Un'anteprima del libro la potete trovare su queste pagine del mio giornale (prima, seconda). Il libro lo potete trovare nelle principali librerie della città oppure qui. Non chiedetemene copie perché me ne hanno consegnate solo cinque: due le ho qui con me, una l'ho dovuta regalare, la terza e la quarta le ho portate in redazione ma qualcuno se l'è fregate perché, signore e signori, questo è un libro che va ruba.
Anche questa è fatta, vado in vacanza.
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